PEREGRINAÇÃO: NOS PASSOS DE EDITH STEIN

PEREGRINAÇÃO: NOS PASSOS DE EDITH STEIN

terça-feira, 30 de junho de 2009

Material enviado por nossa correspondente de Roma do site AIES

28/05/2008 16.53Convegno Edith Stein: formazione, percorsi e identita'by Segreteria

Il 16 Maggio c.m. presso l'Istituto Interreligioso "S. Fara" di Bari si è tenuto un Convegno Internazionale di Filosofia su Edith Stein dal titolo: Il percorso intellettuale di Edith Stein. Il Convegno è stato organizzato in collaborazione con la Facoltà Teologica Pugliese e con il Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche, con sede a Roma, affiliato al The World Phenomenology Institute (USA) e al Centro studi Edith Stein (sezione del C.I.R.F.).
Dopo i saluti di S. Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Cacucci (Arcivescovo di Bari-Bitonto) e l'introduzione ai lavori del Prof. Mons. Salvatore Palese (Preside della Facoltà Teologica pugliese), nell'obiettivo di scandire lo sviluppo e l'evolversi del pensiero della filosofa e santa Edith Stein, il Convegno si è aperto con una relazione della Prof.ssa Angela Ales Bello, Ordinario di Storia della Filosofia contemporanea dell'Università Pontificia Lateranense nonché più grande interprete italiana del pensiero della filosofa. Scopo principale di tale intervento, oltre che quello di introdurre gli aspetti fondamentali del percorso filosofico di Edith Stein, è stato quello di fissare alcuni dei punti nodali della fenomenologia del suo Maestro Edmund Husserl, presenti nell'impianto generale delle sue opere. Da questa prospettiva ci si è riferiti alla questione della soggettività e dell'antropologia che ne deriva. La considerazione della spiritualità dell'essere creato ha condotto poi a trattare la questione dell'esperienza religiosa e del rapporto che essa mantiene con l'istanza propriamente filosofica. Da questa prospettiva, è emerso un nuovo modo di guardare alla storia della filosofia "con occhi nuovi", che comprende il processo conoscitivo alla luce di un disegno più grande alla cui consapevolezza soltanto la fede è, da ultimo, in grado di pervenire.
Il secondo intervento di Anna Maria Pezzella, Docente di Filosofia dell'Educazione presso l'Università Pontificia Lateranense e più importante traduttrice italiana delle opere della Stein, è stato incentrato sul confronto tra Husserl e Stein nei riguardi dell'antropologia. Muovendo dalla considerazione della differenza tra la posizione assunta da Husserl dopo la svolta trascendentale e la considerazione della persona della Stein, la Pezzella ha messo in luce una "concretezza" dell'Io della persona umana che, nella Stein, sembra allontanarsi definitivamente dal trascendentale husserliano. Nella parte più intima dell'anima, inoltre, Dio si manifesta conferendo all'anima una sua personale struttura che rende la persona unica e irripetibile. L'Io husserliano, per contro, si presenta come non reale e, in un certo qual modo, "privo di qualità". In tale senso, si è sostenuto, esso non può rendere conto di questa dimensione, che "giace in fondo all'anima". Per tali ragioni, fa notare la Pezzella, Husserl secondo la Stein "ha sganciato l'Io dalle sue radici".
La relazione seguente di Nicoletta Ghigi, Ricercatrice di Filosofia teoretica dell'Università di Perugia e studiosa del pensiero fenomenologico, è stato incentrato sul problema dell'essere e di come, nelle differenti opere della Stein, esso si sia venuto trasformando da una concezione propriamente fenomenologica ad una ontologico-metafisica. I vari momenti, quello dell'essere dell'altro, della motivazione come legge ontica, dell'essere comunitario appartengono alla prima formulazione di un essere che "si rivela nel mondo". L'essere che invece, oltre a rivelarsi nel mondo si rivela più peculiarmente "nello spirito", è contrassegnato da varie caratteristiche che si rendono presenti nell'essere della persona umana, angelica e divina. Nell'anima poi diviene possibile l'esperienza dell'incontro con Dio, fonte dell?essere ed Essere di per sé.
La mattina si è conclusa con l'interevento di Jacinta Turolo Garcia, già Rettora dell'Università del Sacro Cuore di Baurù, San Paolo (Brasile). La sua relazione ha focalizzato l'attenzione intorno al problema dell'identità femminile di Edith Stein ed ha messo in evidenza il percorso che ella ha compiuto, sia come filosofa che come donna e suora, nel cercare di portare in luce un'"antropologia duale" che sappia riconoscere l'identità femminile rispetto a quella maschile, conferendo ad essa la dignità che le spetta. In tale direzione si è parlato di un'"antropologia totale" che tiene conto dell'essere umano nei suoi differenti modi di manifestazione dell'essenza, che unisce entrambi i generi.
Gli incontri del pomeriggio hanno avuto inizio con la relazione di Francesco Alfieri, Docente di Antropologia ed Etica filosofica presso la Facoltà Teologica Pugliese, che ha posto in evidenza il problema dell'individuazione nel confronto tra la Stein e Duns Scoto e ha mostrato come, nella posizione della filosofa, vi sia una ripresa della concezione di Scoto piuttosto che di Tommaso. Se per quest'ultimo il principio di individuazione è la materia signata quantitate, per Scoto esso dovrebbe essere ricercato in un'entità positiva (Ord. II, d. 3 q. 2 n. 4). E questo, viene dimostrato, è presente anche nella visione steiniana, per la quale non si può dare l'individuazione senza la realtà ultima di una forma (anima). Rispetto all'"unicità della persona determinante" in Scoto e Stein, laddove l'anima è il luogo del riempimento, si rende così evidente la radice steiniana del principio di individuazione.
Allo stesso problema, ma da un'altra angolazione, sono rivolte le analisi dell'intervento seguente di Rosa Errico, studiosa di Edith Stein, che ha trattato la questione dell'individuazione nel confronto tra Tommaso e la Stein. Qui ella dimostra che l'espressione "materia signata quantitate" non è originariamente tomista e che, quindi, la questione se la materia sia in grado di dar luogo all'individualità deve essere ripensata alla luce di una nuova interpretazione di quel rapporto tra i due filosofi.
L'intervento successivo di Ida M. R. Rodriquez, Ricercatrice di Filosofia Teoretica di Bari, è stato rivolto ad un'originale questione che riguarda precisamente l?estetica musicale in Edith Stein. Partendo da una riconsiderazione di questa dimensione, presente nella Stein, ma mai posta in evidenza nel dovuto modo, la relazione si è incentrata sull'intenzione di riscoprire il senso che per la Stein ha avuto un'educazione alla musica e l'importanza che essa riveste all'interno della formazione della persona umana.
Dedicato alla questione della philosophia cordis è stato invece l?intervento di Marcello Acquaviva, Docente di Filosofia teoretica presso la Facoltà Teologica pugliese. Muovendo dalla Epistola Fides et Ratio si è mostrato come il riferimento alla Stein significasse in lei il tentativo di conciliare la sua posizione filosofica con la fede che progressivamente diveniva il senso della sua vita. In tal modo la filosofia e l'antropologia divengono una via per un accesso alla dimensione religiosa, "l'ascesa a Dio". L'ultima relazione di Luigi Orlando, Direttore dell'Istituto Teologico "S. Fara" di Bari, ha riguardato il percorso biblico dell'opera della Stein ed ha messo così in evidenza i luoghi testamentari presenti nel suo cammino filosofico. A tale scopo si è portato in luce il metodo regressivo in uso anche nella speculazione più propriamente religiosa e, in relazione a Paolo e Giovanni della Croce, si sono fatte rilevare le varie posizioni riguardo alla verità e alla persona.
Il Convegno si è concluso con la cerimonia della premiazione della Prof.ssa Angela Ales Bello per il suo importantissimo ed essenziale contributo allo studio della Stein, in merito alle sue numerosissime pubblicazioni, traduzioni e cure, a cui ha dedicato la sua intensa vita di filosofa e di interprete. Il premio "Edith Stein", consistito in una bellissima icona della santa, ha così contribuito a dare al Convegno la veste ufficiale di un riconoscimento importante da parte della comunità filosofica italiana non solo al meritevole lavoro di una filosofa che non sempre viene studiata nel modo dovuto come la Stein, ma ha anche a dare rilevo al lavoro di interpretazione e divulgazione del suo pensiero che la Prof.ssa Ales Bello ha contribuito a far nascere e crescere, dando luogo in tal modo ad una precisa scuola di pensiero, di cui gli interventi di questo Convegno internazionale sono la concreta espressione.
Prof.ssa Nicoletta Ghigi
Università degli Studi di Perugia

(Foto di gruppo per Relatori intervenuti al Convegno sul tema"Il percorso intellettuale di Edith Stein")

segunda-feira, 22 de junho de 2009

EDITH STEIN - UMA MULHER DO NOSSO TEMPO


Moisés Rocha Farias

Nascida aos 12 de outubro de 1891,Cor do texto em Breslau, dia em que estava se celebrando a maior festa judaica, “o grande dia do perdão”, festa da expiação, dia de penitência e que “a senhora Stein considerava como sinal de predileção do Senhor, a data do nascimento de sua décima segunda filha”. [1]
O pai de Edith Stein, senhor Siegfried Stein, que era comerciante de madeira, e sua esposa Augusta Courant, formavam um casal judeu profundamente religioso. Eles “orgulhavam-se de pertencer ao povo alemão e não viam nisso nenhuma contradição com sua origem judaica e sua fervorosa piedade”. [2]
Edith Stein ainda não contara dois anos quando perdera seu pai vitima de insolação. Sua mãe, a qual ela terá sempre por grande estima, assume os negócios, mesmo contra os conselhos dos parentes. Começa a negociar as dívidas, e após certo tempo coloca tudo em ordem.
Edith Stein começa seus estudos em 1897, aos seis anos de idade. Por todos na escola era querida e altamente inteligente. Na sua adolescência passou por um período de incertezas, crises existenciais, sem, no entanto, perder seu jeito alegre, seu gosto pela música, seus passeios rotineiros com outros jovens. Contudo a menina-moça ia tornando-se moça-mulher e a inocência já se esvai considerando-se ateia aos 14 anos.
Sempre entusiasmada pelos estudos, obtém excelentes resultados nos cursos. Até que de repente, interrompe seu curso com a justificativa de um coração que leva a sério a sua busca pela verdade: “em parte o motivo era que eu começava a preocupar-me com questões que a escola não nos dizia grande coisa, como por exemplo, aquelas relativas ao modo de ver o mundo” [3].
Por esse motivo, E. Stein é enviada para casa de sua irmã mais velha. Nesse período ela entra em contato mais próximo com a realidade da mulher. Pelo fato de seu cunhado ser dermatologista, muitas mulheres iam consultar-se e era mantido um diálogo com as mesmas. E. Stein percebia que aquelas mulheres infectadas pelos seus maridos não percebiam sua dignidade e isso a fez voltar aos seus estudos com o desejo de ajudar de forma especial à mulher para que esta descubra sua essência.
Ao retornar para casa, com o entusiasmo renovado pelos estudos, Edith Stein reingressa no colégio. Depois de concluir o estudo secundário, Edith Stein enfrenta com determinação sua entrada na Universidade em 1911. Ela se torna uma das primeiras mulheres alemãs a ingressar numa Universidade.
Já na Universidade, o interesse de E. Stein aumenta no que se refere aos assuntos sociais: “Em sua grade curricular havia germanística primitiva, gramática alemã, historia do drama alemão, historia da Prússia na época de Frederico, o Grande, história da constituição inglesa e um curso sobre a Grécia para iniciantes... Além disso, mais por inclinação, ela também se inscreveu nas aulas de filosofia e psicologia.” [4] Seguindo com mais proximidade a política, E. Stein luta com afinco tanto pelo direito de voto da mulher, pois até então lhes era tolhido, como também pelos direitos dos grevistas. Contudo, E. Stein fica bastante decepcionada com a maneira determinista como a psicologia apreendia o ser humano. E isso passava, longe do que Stein acreditava, isto é na capacidade da liberdade humana, do homem ser responsável pelo seu agir, bem como seu amadurecimento como pessoa.
Neste período, E. Stein recebe de um amigo o segundo tomo das “Investigações Lógicas”, e isto para ela foi como um descortinar-se de novos horizontes. As questões conflitantes da jovem Edith Stein iam recebendo respostas, deixando-a um tanto quanto extasiada. A obra tinha por redator um filósofo de Göttingen, chamado Edmund Husserl, que criara há pouco tempo, uma corrente denominada “fenomenologia” [5].
Aceita por Husserl, E. Stein se transfere para Göttingen e lá ela começa a participar de discussões em questões filosóficas e fenomenológicas. Neste período Edith Stein ficou um tanto surpreendida com a esfuziante falação de Max Scheler, filósofo recentemente convertido ao catolicismo. Foi descortinado meio que subitamente o mundo da fé para E. Stein, o qual ela já não mais acreditava, até então. Entrou numa crise existencial quando da dissertação de mestrado, pois seu coração cerrado à fé tinha que se demover a tal realidade. Essa experiência foi tamanha na vida E. Stein que, “ela chegou a ponto de não conseguir atravessar uma rua sem desejar ser atropelada por um carro. A esse respeito a própria E. Stein comenta: ‘E se eu fazia algum passeio, então tinha a esperança de despencar de algum abismo e não voltar viva. Certamente ninguém pressentia o que se passava comigo’”. [6]
Estoura a primeira guerra mundial em 1914. Edith atuava neste período como professora. Ela suspende seus estudos voltando para sua cidade Breslau, onde se prepara para ser enfermeira voluntária pela cruz vermelha no hospital austríaco de Mähren. Depois de um ano de cansativo trabalho, pede licença para umas férias, ainda em meio ao benefício o hospital é desativado.
Voltando para Göttingen E. Stein dá continuidade à sua tese de doutorado e depois de concluída decide dividi-la em três tomos dada a sua densidade. Por esse magistral trabalho, recebe ‘suma cum laude’ e é convidada por Edmundo Husserl para ser sua assistente na Universidade de Friburgo de Brisgau, na qual o Husserl teria sido nomeado para a cátedra de filosofia.
Com a ajuda de um amigo, Adolf Reinad, Edith Stein supera a crise depressiva. E. Stein percebe o efeito da gratuidade da amizade, do amor sincero, da eficácia de um ser empático que possibilita uma nova perspectiva de vida.
Durante seu tempo de estudo, Edith conheceu a senhora Hedwige Conrad-Martius. Depois do casório da mesma, sua casa se transforma nas férias, num ponto de encontro e num centro de discussões filosóficas. Num destes períodos, novembro de 1921, Edith se encontrando sozinha, vai à biblioteca e pega aleatoriamente o livro da ‘Vida de santa Teresa contada por ela mesma’.
Edith Stein diz, “Comecei a ler, fiquei imediatamente presa e não parei mais até o final. Quando fechei o livro, disse para mim mesma: esta é a verdade.[7] Edith Stein esteve Tão absorta nesta leitura que nem se dera conta que tinha passado toda a noite mergulhada na leitura. Quando ela se sente segura, e após estudo feito sobre o catecismo da Igreja, pede ao padre Eugênio Breitlig o batismo, que após uma sabatina o mesmo marca o batismo para 1º de janeiro de 1922.
Em seu coração só havia agora uma dificuldade: como dizer para sua mãe, de sua conversão? Pois, para os judeus fervorosos a “conversão de um judeu, é como se morresse com ele todo o povo judeu... e na sinagoga, os judeus devotos rezavam à oração dos mortos quando um deles tornava-se cristão”. [8]
E. Stein vai a Breslau, sua mãe contava oitenta anos. Chegando a casa, sua mãe sentada, ela ajoelha-se e confessa em tom delicado: “Mãe, eu sou católica”. [9] Isso deixou toda a família consternada. Edith ficou com sua mãe por seis meses aprofundando seus conhecimentos cristãos, mas com muita solicitude acompanhava a sua mãe “à sinagoga todas as sextas-feiras à tarde para as orações judaicas”.[10] Ao cabo dos seis meses volta à Friburgo onde acalenta o desejo de ser carmelita.
Demonstrando logo o desejo de entrar para o Carmelo, E. Stein foi freada pelo seu diretor espiritual, Pe. Joseph Schwind, que a aconselhou a ir para o Liceu das dominicanas de Santa Madalena, em Spira. Graças a essa orientação, ela começa uma nova fase em sua vida, já que antigos ideais de uma carreira acadêmica que ela acreditava: “Se eu não conseguir terminar a minha tese de doutorado, pelo menos conseguirei passar nos exames oficiais; e se eu não conseguir me tornar uma grande filosofa, talvez, uma professora útil pelo menos.” [11], Tal pensamento que traduz a força motivadora de seu agir, perde espaço para um novo conceito em seu interior, o batismo, que reformula seus anseios e ideais. Agora, já doutora, e com fortes possibilidades de tornar-se uma ‘grande filosofa’ E. Stein se deixa guiar pelos paradigmas das virtudes cristãs.
Acolhendo a entrega de sua vontade à Providência lhe realiza seu desejo é convidada por muitos para ir há vários lugares como Essen, Salzboug, Heidelberg, Freiburg, Colônia, Zurique, Viena, Praga em outros, dando cursos e conferências. E. Stein assume essa fase não mais pela glória humana, mas como um apostolado e vai dedicar-se sem reservas na elaboração do que podemos chamar de um programa de formação feminina, pois ela deu enfoque à realidade da mulher, à sua dignidade e vocação.
Neste período, foi de grande importância para a sedimentação do itinerário de E. Stein suas traduções das obras de São Tomás de Aquino, “Quaestiones Dignitatae de Veritate” e as cartas e diários de Sua Eminência Cardeal John Henry Newman, um grande precursor da teologia moderna, revelando-se uma excelente tradutora, recebendo elogios da crítica.
Em 1932, Edith Stein se transfere para Münster, onde foi convidada para o cargo de professora no Instituto Alemão de pedagogia cientifica, onde ensina antropologia filosófica e teológica. Porém, depois de um ano, os nazistas instalam o ‘terceiro Reich’ que proibia aos não arianos de ocuparem cargos públicos, vindo E. Stein a ser demitida. Recusando uma proposta de ensinar na América do Sul, determina-se, enfim, pela entrada no Carmelo.
No Carmelo Edith Stein foi recebida como qualquer outra postulante, contava quarenta dois anos quando da sua entrada, pois no Carmelo não se tinha conhecimento de sua trajetória intelectual. A ausência de dotes domésticos manuais, minúncias tão comuns na vida feminina conventual, lhe custou um grande esforço: “Edith costurava muito mal e se sentia embaraçada e desajeitada na maior parte dos trabalhos manuais. Era de uma incapacidade desesperante para os trabalhos de casa”.[12]
Após conclusão do noviciado em 1936, recebe do provincial a ordem de preparar um esboço da sua obra ‘Ato e Potência’, que no final tornou-se uma das principais obras, ‘Ser finito e Ser eterno’; e para tanto foi dispensada de parte de suas obrigações de religiosa.
Em meio ao clima de terror que se instalara na Alemanha contra os judeus, devido à ascensão de Hitler, Edith emite os votos perpétuos em Abril de 1938. Mas só em novembro foi que a superiora do Carmelo percebeu o perigo que estava E. Stein correndo. Começa, então, a negociação para a transferência de Colônia para Echt.
A transferência se deu à surdina, durante a passagem de ano novo. Em Echt, na Holanda, Edith aplicou-se no estudo do holandês e continuou com suas pesquisas entre as quais, redigiu “em menos de um ano, seu ensaio sobre a vida e a doutrina de são João da Cruz, ‘Ciência da Cruz’”. [13] Ela Trabalhou nesta obra até o momento de sua prisão.
Devido uma carta pastoral dos bispos da Igreja da Holanda, contra a perseguição aos judeus, a policia nazista ‘Gestapo’ determinou que todos os judeus convertidos ao catolicismo, religiosos a não, seriam presos. Edith, ainda empreende uma transferência para o Carmelo de Lê Pâquier, na Suíça, mas devido à burocracia, não consegue concluir seu intento. Então, de forma violenta aos 02 de agosto de 1942, a Gestapo prende Edith Stein. Levada primeiramente para Hooghalen, onde é submetida a intermináveis interrogatórios e onde “Edith, recebeu o número 44074”,[14] sobre a pele. Na noite do dia 6 de agosto foram obrigados a embarcarem num trem, a viagem durou dois dias e duas noites de fome e de sede chegando em Ausschiwitz na madrugada do dia 09.
Edith Stein foi morta gasificada nesse mesmo dia junto com sua irmã Rosa e parte do seu povo. Em 1962, em Colônia, deu-se abertura do processo de beatificação. Esta se realizou no dia 1º de maio de 1987, na mesma cidade, pelo Papa João Paulo II. Aos 11de outubro de 1998, foi realizada sua canonização, em Roma.



[1] MIRIBEL, Elisabeth de. Edith Stein, Como ouro purificado pelo fogo, pág. 34.
[2] IDEM, pág.33.
[3] PEDRA, josé Alberto. Edith Stein, uma santa em Ausschwitz. Pág. 7
[4] FELDMANN, Christian. Edith Stein, judia, atéia e monja. Pág. 17.
[5] No próximo capítulo na nota 24, apresentaremos o conceito de fenomenologia.

[6] FELDMANN, Christian. Edith Stein, judia, atéia e monja. Pág. 30.
[7] IDEM, pág. 48.
[8] IDEM, pág.50.
[9] IDEM, Pág.51.
[10] PEDRA, José Alberto. Edith Stein, Uma santa em Ausschwitz, pág.34.
[11] FELDMANN, Christian. Edith Stein, judia, atéia e monja. Pág. 30.

[12] MIRIBEL, Elisabete de. Edith Stein, como ouro purificado pelo fogo, pág. 142.

[13] FELDMANN, Christian. Edith Stein, Judia ateia e monja, pág.171.
[14] MIRIBEL, Elisabete de. Edith Stein, como ouro purificado pelo fogo, pág.187

Produção dos membros do Grupo de Trabalho

PUBLICAÇÕES:
· A Alma feminina na obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça” Kalagatos- Revista de Mestrado em filosofia da UECE v.3 Fortaleza EDUECE 2006. Moisés Rocha Farias.

PUBLICAÇÃO VIRTUAL:
· A fenomenologia de Husserl e a filosofia de Tómas de Aquino na concepção de Edith Stein. Resumo: VI Semana de Humanidades da UFC 2009. Katia Gardênia da Silva Coelho e José Roberto de Almeida Freire.

TEXTOS APROVADOS PARA PUBLICAÇÕES:
· A ética do gênero humano como saber necessário à educação do futuro, em forma de capítulo no livro do departamento de letras da universidade Tiradentes - SE com lançamento previsto para outubro de 2009. Moisés Rocha Farias.

MONOGRAFIAS CONCLUÍDAS:
· A Alma feminina na obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça”. ITEP 2006 Moisés Rocha Farias.
· A constituição do ser feminino no pensamento de Edith Stein: considerações antropológicas- filosóficos a partir de sua obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça”. ITEP 2006 Maria Edivania de Aquino.
· Uma investigação filosófica aberta ao estranho na obra “Ser finito e Ser Eterno” de Edith Stein ITEP 2007. Katia Gardênia da Silva Coelho.
· Conceito de pessoa na concepção de Edith Stein. ITEP 2008. Carlos Daniel Nascimento.
· O ser feminino em Edith Stein. ITEP 2008. Eva Muniz.

MONOGRAFIAS EM ANDAMENTO:
· Uma investigação do eu a partir da obra “ser finito e Ser Eterno” para 2009 ITEP. José Roberto de Almeida Freire
· O sentido do sofrimento humano: Uma antropologia da obra “Ciência da Cruz” para 2009 ITEP. Ramirez Silva Araújo.
· O conceito de comunidade em Edith Stein para 2009 ITEP. Flaviano Galdino Paz.

MINICURSOS:
· A fenomenologia de Husserl e a filosofia de Tómas de Aquino na concepção de Edith Stein. VI semana de humanidades da UFC 2009. Katia Gardênia da Silva Coelho e José Roberto de Almeida Freire.
· A essência do estado em Edith Stein. V simpósio de filosofia: Filosofia e direitos humanos. ITEP 2009. Katia Gardênia da Silva Coelho e José Roberto de Almeida Freire.

COMUNICAÇÕES:
· Filosofia Cristã em Edith Stein, III simpósio de filosofia ITEP 2007. Katia Gardênia da Silva Coelho.
· Filosofia Cristã em Edith Stein, I simpósio de filosofia FCRS 2007. Katia Gardênia da Silva Coelho.
· A Alma feminina na obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça” III Simpósio de Filosofia, ITEP. 2007. Moisés Rocha Farias
· A Alma feminina na obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça. II Encontro de Pós-Graduação em Filosofia: “Epistemologia, Linguagem e Política” UFC. 2007 Moisés Rocha Farias
· A Alma feminina na obra “A mulher: sua missão segundo a natureza e a graça. I Coloquio de estudos Hegelianos UECE 2007. Moisés Rocha Farias.
· Ser finito e Ser Eterno- possibilidadde de um pensamento steiniano. IX semana teológica do ITEP 2008. Katia Gardênia da Silva Coelho.
· Investigação filosófica aberto ao estranho. VI semana de humanidades da UFC 2009. Katia Gardênia da Silva Coelho e José Roberto de Almeida Freire.
· A ética do gênero humano como saber necessário à educação do futuro. IX semana de filosofia da UECE. 2009 . Moisés Rocha Farias.